I grandi cantieri nautici italiani abbandonano la nave di Confindustria, giudicata troppo vecchia, immobile, incapace di prestare la dovuta attenzione a un settore, come quello della nautica, che per decenni ha navigato sulla cresta dell’onda, prima che la crisi mondiale la travolgesse, prima che chi avrebbe dovuto aiutarla a restare a galla la lasciasse affondare. Confindustria giudicata, in altre parole, incapace di timonare il settore nautico. E così l’associazione presieduta da Vincenzo Boccia, chiamato solo nel maggio scorso a sostituire Giorgio Squinzi, ha visto uno dopo l’altro 15 big della nautica, Apreamare, Azimut|Benetti, Baglietto, Cantiere delle Marche, Cantieri di Sarnico, Colombo, Gruppo Ferretti, Maltese, Mase Generators, Mondomarine e cantieri di Pisa, Opem Sistemi, Perini, Picchiotti, Tecnopool, Viareggio Superyacht, Vismara Marine, uscire sbattendo la porta per prendere altre rotte. Una clamorosa virata nell’aria da tempo visto che si tratta degli stessi imprenditori del settore nautico che un anno fa avevano deciso di lasciare Ucina, la Confindustria nautica, scegliendo però di rimanere, sotto le nuove insegne di Nautica Italiana, all’interno dell’associazione delle imprese manifatturiere. Avrebbe dovuto essere il varo di nuove iniziative, di una nuova strategia, ma tutto è miseramente naufragato, portando alla rottura definitiva aperta con un vero e proprio siluro “sparato” nei confronti di Carla Demaria, la presidente di Ucina presentata come “un’associazione presieduta da un dipendente di un gruppo francese, il gruppo Bènéteau, diretto concorrente dell’industria italiana. Un elemento decisamente poco compatibile”, hanno tuonato i ribelli, “per aziende impegnate a tenere alta l’immagine del Made in Italy nel mondo”. E mentre la numero uno di Ucina organizzava una difesa parlando di “uno strappo veramente surreale e sopra le righe che danneggia tutto il comparto della nautica del nostro Paese”, i fuoriusciti avevano già pronte altre bordate, accusando Ucina di aver fatto poco e per di più male, con scarse iniziative a supporto della piccola nautica e di quella di grandi dimensioni, prestando di fatto attenzione solo sull’organizzazione del Salone nautico di Genova, manifestazione peraltro da moltissimi addetti ai lavori ritenuta a sua volta vecchia e inadeguata al mercato attuale. Una mancata innovazione sottolineata con la matita rossa nella lettera di divorzio scritta dai big della nautica in cui l’associazione presieduta da Carla Demaria è accusata, senza mezzi termini, di non prestare “alcuna attenzione all’innovazione, ma per contro di redigere bilanci sui quali sono stati sollevati gravi dubbi dall’organo competente, tanto in Ucina stessa quanto in sede confederale”. Accuse pesantissime alle quali Ucina ha replicato a tono parlando di “elementi di evidente falsità con parole aggressive e violente”. Un fatto è certo: le rotte di Ucina e Confindustria da una parte e quelle dei grandi cantieri italiani capaci di esportare il miglior made in Italy della nautica dall’altra si sono divise per sempre, nel modo più clamoroso, proprio alla vigilia della presentazione del prossimo Salone nautico di Genova prevista per lunedì prossimo. Con i “comandanti” di Nautica Italiana che hanno già annunciato la volontà di creare una nuova manifestazione in Toscana o in Liguria, come ha spiegato Alberto Galassi (nella foto) amministratore delegato di Ferretti, confermando anche l’ipotesi di un Salone del mare alla Fiera di Milano. “A Dusseldorf ospitano il più grande d’Europa, lo fanno in pieno inverno ed è sempre tutto esaurito”, ha fatto notare Alberto Galassi”, dunque, perché non farlo a Milano?”.
pubblicato il 23 Luglio 2016 da admin | in | tag: Alberto Galassi amministratore delegato di Ferretti, Aprea Mare esce da Confindustria, Azimut Benetti esce da Confindustria, Confindustria addio la grande nautica se ne va, Confindustria perde i big della nautica, Gruppo Ferretti esce da Confindustria, i big della nautica se ne vanno da Confindustria, i gandi cantieri nautici abbandonano Confindustria, Mondomarine esce da Confindustria, siluro per Carla Demaria | commenti: 4
Se ne sono andati: Apreamare, Azimut|Benetti, Baglietto, Cantiere delle Marche, Cantieri di Sarnico, Colombo, Gruppo Ferretti, Maltese, Mase Generators, Mondomarine e cantieri di Pisa, Opem Sistemi, Perini, Picchiotti, Tecnopool, Viareggio Superyacht, Vismara Marine. Chi è rimasto?
Chi l’ha detto che un Salone nautico deve stare in una città di mare se chi lavora a quell’evento non è in grado di adeguarlo ai tempi che cambiano? Avete letto cosa dice il signor Alberto Galassi, ad di Ferretti? A Dusseldorf ospitano il più grande salone nautico d’Europa, lo fanno in pieno inverno ed è sempre tutto esaurito…. Portiamolo a Milano nella capitale dell’economia italiana e forse la nautica italiana tornerà ad avere una vetrina internazionale.
Posso chiedere ai signori di Ucina di spiegare pubblicamente, a tutti, magari con un bel comunicato stampa, quali sono state le principali attività ideate, progettate e realizzate in favore della piccola, media e grande nautica negli ultimi 5 anni? Quali battaglie ha sostenuto contro il Governo in otto anni in cui il settore continuava inesorabilmente a imbarcare acqua e ad affondare? Grazie.
Da quel che sta “affiorando” Confindustria sta perdendo pezzi non solo in mare….