Com’è possibile che su navi che battono bandiera italiana, usufruendo di sgravi fiscali, su 600 persone a bordo soltanto cinque o sei siano italiane? È questa la domanda che l’armatore di Moby e Tirrenia Vincenzo Onorato ha deciso di porsi e, soprattutto, di porre all’attenzione generale. Una domanda destinata a smuovere le acque e a far finalmente venire a galla una situazione rimasta fin troppo a lungo sommersa, forse con la complicità di chi dovrebbe effettuare controlli? Impossibile dirlo.
Di certo però Vincenzo Onorato sembra intenzionato ad “andare fino in fondo”, facendo di tutto per costringere chi di dovere a fare chiarezza in una realtà nella quale sono in molti a sospettare che , sommersa, possa viaggiare viaggi una marea di “mazzette” per mantenere tutto come sta. Anche a costo di fare affermazioni pesantissime. Come quella, una vera e propria bordata, che l’armatore napoletano ha fatto dichiarando che “bisogna metter fine alla schiavitù legalizzata del terzo millennio, con personale extracomunitario su navi europee che non può neppure scendere dalle imbarcazioni”. invitando l’Unione europea a “mettere la stessa maniacale e giusta attenzione che pone nell’antinquinamento su qualità e sicurezza a bordo delle navi”. Con un preciso obiettivo finale: “fare viaggiare personale comunitario su navi battenti bandiera dei Paesi Ue”. Un obiettivo che sarà possibile raggiungere solo superando un ostacolo rappresentato da una legge, la numero 38 del 1998, che ha spiegato Vincenzo Onorato, “abolisce il pagamento di Irpef e Inps agli armatori che battono bandiera italiana. Una legge nata per favorire l’assunzione di personale italiano ma che, con una serie di deroghe successive, permette di utilizzare gli sgravi anche assumendo personale extracomunitario, che viene pagato con contratti economicamente parametrati all’economia del Paese d’origine”. Tutto legalmente, sia chiaro, ma quello che non va e non può continuare a restare cos’, ha tuonato l’armatore è che “un problema di risparmio porti i marittimi italiani a restare disoccupati, nonostante i soldi che gli armatori prendono per creare occupazione. Non è più possibile. Bisogna cambiare la legge”. E nessuno, è il messaggio che si legge tra le righe delle dichiarazioni rilasciate da Vincenzo onorato, osi parlare di razzismo: “Le compagnie assumano extracomunitari ma lo facciano pagando le tasse o riconoscano ai lavoratori lo stesso contratto valido per gli italiani. E non è soltanto una battaglia di equità e giustizia: c’è anche un problema di qualità del personale: una nave non è soltanto hardware, ma c’è anche l’equipaggio. Le navi sono perfette, chi ha dei limiti è chi le guida. Noi abbiamo la tradizione e le professionalità”.
pubblicato il 13 Giugno 2016 da admin | in Traghetti In Italia | tag: scandalo traghetti italiani, schiavi imbarcati sui traghetti italiani, solo lavoratori extracomunitari sui traghetti italiani, Vincenzo Onorato | commenti: 2
Perché gli italiani che lavorano sulle navi non sono schiavi? Il settore marittimo è schiavo del sistema operativo. Solo con i corsi che si fanno spendendo tanti soldi e lavoro niente, sottopagati 4euro l’ora e molto straordinario, in pensione a 70 anni, i sindacati si vendono nei ccnl con gli armatori, chi siamo????
Se la magistratura non interviene dopo una simile denuncia vuol dire che siamo davvero un paese di che non merita più nulla…..