“Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del volume di fluido spostato”. Lo afferma uno dei teoremi più famosi di sempre, il principio di Archimede, enunciato dal matematico e fisico greco del terzo secolo avanti Cristo nella sua opera intitolata “Sui corpi galleggianti”. Duemilaquattrocento anni dopo quella scoperta, un moderno studioso ha deciso di lavorare a un altro teorema sempre legato ai corpi immersi in un fluido: in questo caso un’imbarcazione e l’acqua, quella dolce dei laghi e quella salata dei mari. Con un obiettivo straordinario: ridurre l’onda creata dallo spostamento. Un sogno (nato inizialmente per difendere un patrimonio dell’umanità come Venezia, dove il moto ondoso causato dal continuo passaggio di barche a motore sta innescando un dissesto sulle fondazioni degli edifici, danneggiando contemporaneamente anche la delicata morfologia della laguna) al quale se ne sono aggiunti ben presto altri due: far sì che quella nuova imbarcazione potesse navigare in un silenzio quasi totale, grazie a un motore elettrico abbinato a quello diesel, e abbattere i gas di scarico.
Col risultato di contrastare altri due pericolosissimi nemici di Venezia: l’inquinamento acustico, che ha reso praticamente inabitabili alcune case prospicienti i canali di attraversamento del centro storico invase dal rumore del transito di imbarcazioni a motore, e quello atmosferico, aggravato dal fatto che i motori delle barche sono per lo più a due tempi e quindi particolarmente inquinanti. Tre facce di un unico grande sogno che a fine ottobre si è materializzato, come per incanto, sulle acque del lago d’Iseo, a cavallo delle province di Bergamo e Brescia, dove la nuova imbarcazione ibrida e con lo scafo progettato per “schiacciare” l’onda e ridurne così l’impatto è stata messa in acqua in gran segreto per un primo test.
Un giro di poco meno di un’ora (con quattro emozionatissimi ospiti a bordo, invitati dal progettista e dal titolare del cantiere che per due anni, lontano da sguardi indiscreti, ha trasformato l’idea in realtà) per capire se quella intrapresa poteva davvero essere la rotta giusta. E se per quanto riguarda la riduzione del moto ondoso la risposta, comunque positiva, è stata ancora solo parziale, per quanto riguarda la silenziosità del nuovo ibrido il punto d’approdo sembra già vicinissimo. Spinta dal solo motore elettrico fino alla velocità di 5 nodi l’ora l’imbarcazione, lunga 9 metri e progettata sia per uso privato sia pubblico, in particolar modo come possibile “taxi pulito” per Venezia, ha dimostrato infatti di possedere un’autonomia di due ore, facilmente moltiplicabili almeno del doppio, come ha spiegato il progettista ai suoi ospiti, potenziando le batterie al litio montate, su questo prototipo, nella versione meno potente. Batterie che potranno essere ricaricate alternando il motore elettrico a quello tradizionale, capace a sua volta di abbattere sensibilmente i consumi; oppure rientrando in rimessa per “fare il pieno d’elettricità”. Per poter così tornare a navigare a motore, ma con la sensazione di andare a vela, col solo flebile ronzio del motore elettrico a mischiarsi con lo sciabordio dell’onda.
Onda, peraltro, visibilmente meno alta di quella prodotta da un’imbarcazione tradizionale.
Ridotta circa del 20 – 30 per cento, secondo i primi calcoli effettuati, grazie alla spinta dell’asse elica perfettamente in orizzontale, parallela alla linea d’acqua, senza dunque la dispersione di energia dovuta all’inclinazione dell’asse elica e alla particolare configurazione dello scafo nella parte interna, e invisibile agli sguardi, capace di “schiacciare l’onda appena generata dalla prua, anche se per conoscere il reale abbattimento dell’onda occorrerà aspettare un nuovo test già programmato per la fine dell’anno.
Dato e luogo sono ancora sconosciuti mentre è trapelata la natura del test: la nuova “imbarcazione fantasma” capace di non lasciare tracce sonore del suo passaggio e di ridurre quelle della scia in acqua, nata per sfidare la legge di Archimede, (ma soprattutto “per dare una nuova spinta tecnologica e ambientale alla nautica da diporto, che, come ha voluto sottolineare il titolare del cantiere “non è certo all’avanguardia ma il più delle volte al traino di altri settori come quello dell’automobile, che oggi anche nella sua versione meno costosa, presenta più innovazioni rispetto a un motoscafo il cui costo, spesso, è anche dieci volte superiore”) verrà provata insieme a un’altra imbarcazione con uguale peso e lunghezza per avere un primo vero parametro.
Per scoprire se davvero il prototipo varato sul lago d’Iseo potrà rappresentare una possibile soluzione per la laguna veneta e per tutti gli specchi d’acqua invasi da rumore e smog delle imbarcazioni, ma anche per chi cerca un tender col quale raggiungere, durante una crociera, zone protette e inaccessibili alla imbarcazioni col solo motore tradizionale.
Testo realizzato da Baskerville srl per mareonline
pubblicato il 5 Gennaio 2015 da admin | in Imbarcazioni a motore fino a 15 metri | commenti: 2
Se davvero i nuovi test dovessero confermare i risultati di cui parlate il ministero dell’Ambiente e quello dei Trasporti non dovrebbero immediatamente convocare questi signori (a proposito, chi sono? E perché restare anonimi?) per sviluppare in simile progetto? E non solo per Venezia. Pensiamo a quanto inquinano certe carrette naviganti che si incrociano sui laghi della Lombardia…
Se il test darà risultati positivi verranno svelati i misteri? Verrà presentata da qualche parte? Mi potete tenere informato? Grazie.