Hovhannes Aivazovsky fu un pittore molto prolifico; di lui si conoscono come certe oltre seimila opere e molte altre di dubbia origine ma di difficile attribuzione, affollano il mercato. Ciò è quasi inevitabile se si considera che alla vasta produzione corrispose anche un notevole successo mercantile che invogliò di certo alcuni dei migliori falsari, al punto che di alcuni quadri è molto difficile affermare con certezza se sono veri o falsi. È quindi a dir poco problematico ipotizzare un catalogo ragionato che abbracci tutta la sua opera.
C’è chi dice che l’artista cercasse il plauso dei contemporanei, mentre altri affermano che egli fosse poco sensibile alla sfilza di onori di cui veniva fatto oggetto.
C’è anche chi lo accusava di essere troppo ripetitivo (sarebbe difficile non esserlo con 6000 opere al proprio attivo!) ma ciascuna delle sue opere differiva comunque in qualche aspetto da ogni altra e d’altro canto, un personaggio della statura artistica di Turner, parlando delle caratteristiche della pittura di Aivazovsky, usò più volte la formula elogiativa “…come nessun altro…”. È certo che l’artista fu perfettamente conscio del suo valore, del resto i contemporanei non fecero nulla per nascondergli il proprio apprezzamento. Il fenomeno Aivazosky è stato definito come frutto della concomitanza del caso, del talento e della personalità. Ed egli spicca, nel panorama della pittura russa, come una figura a se, staccata da scuole, maestri o influenze specifiche. Per un lungo periodo egli rappresentò il solo modo in cui, in Russia, venivano interpretate le marine. E i suoi seguaci, quando vollero tentare altri percorsi, ebbero un bel da fare nel cercare di essere se stessi e non, semplicemente, i “suoi seguaci”. La sua capacità di osservare e la sua eccezionale memoria furono caratteristiche essenziali per i risultati che avrebbe conseguito, permettendogli di spendere il minor tempo possibile lontano dallo studio. Fu sempre ben convinto del primato della memoria per un artista che solo così poteva, a distanza di tempo, cogliere l’attimo fuggevole in un elemento mutevole come il mare. Il risultato stava tutto nella composizione, nell’effetto…. la realtà veniva dopo e sé era necessaria qualche piccola licenza per ottenere un certo effetto, lui se la prendeva.
Aivazovsky verrà anche ricordato per la destrezza e la velocità; senza alcuno schizzo preliminare era in grado di completare un dipinto ad olio in sole tre ore! Maestro di tutte le tecniche, non lasciò studi; ogni opera, anche il più piccolo disegno da lui realizzato, è un’opera finita. Ma chi era questo straordinario artista, e come lo è diventato? Hovhannes (Ivan Kostantinovich) Aivazovsky nasce in Crimea nel luglio del 1817. Il padre, Gevorg Haivazian, era un mercante che dopo essere fallito, si era trasferito dalla Moldavia in Crimea e qui aveva adottato il nome russo di Konstantin Grigorievich Haivazosky, mentre la madre, Agrafena Ripsime, era una donna del posto particolarmente rinomata per la qualità dei suoi ricami. Sappiamo che sul finire degli anni ’20 il giovane studia presso la scuola parrocchiale armena, che impara da solo a suonare il violino e che incomincia a disegnare e copiare incisioni. Un certo architetto Koch, in questo periodo, gli insegna i rudimenti della prospettiva e il disegno dei dettagli architettonici. Nel 1830 Hovhannes si trasferisce a Simferopoli con la famiglia del suo sostenitore, Alexander Kaznacheyev, governatore della provincia della Tauride, già sindaco di Theodosia.
Qui, l’anno dopo, è ammesso a scuola, che frequenterà sino al 1833 mostrando un eccezionale talento per il disegno e una fortissima attrazione per il mare. Avendo inviato un proprio disegno al famoso artista Salvatore Tonci per ottenerne una raccomandazione nei confronti dello Zar Nicola I, egli vede assecondate le sue aspirazioni e viene quindi ammesso all’Accademia Imperiale di Belle Arti di San Pietroburgo con una borsa di studio imperiale. Dopo aver inizialmente seguito i corsi di paesaggio di Maxim Vorobyov, nel 1834 comincia a dipingere dal vero risiedendo presso il collezionista e mecenate Alerei Tomilov.
Nel 1835, viene notato dal presidente dell’Accademia, Alexei Olenin, che lo spinge a cimentarsi con la sua prima opera indipendente: “Veduta della riva del mare nei dintorni di San Pietroburgo”. Fa anche un viaggio in Russia come assistente del pittore di marine Philippe Tanneur. L’anno successivo, i suoi quadri esposti all’Accademia trovano i critici concordi nel fatto che egli sia già quasi all’altezza del maestro. Sempre nel 1836, il quadro sopra già citato viene premiato e l’ancor giovane artista incontra Alexander Pushkin. L’invidia di Tanneur per il successo di Aivazovsky costa al giovane artista una denuncia allo Zar che dispone perché le sue opere vengano rimosse dalla mostra, ma un professore dell’Accademia, Sauerweid, intercede a suo favore. Siamo nel 1837 e il pittore, completamente riabilitato, viene assegnato al corso di pittura di battaglie, tenuto dallo stesso Sauerweid, perché lo Zar desidera che egli studi la pittura navale.
Quello stesso anno, gli viene assegnato uno studio presso l’Accademia e successivamente viene fatto imbarcare con la flotta del Baltico per studiarne le evoluzioni. Nell’accompagnare il Grande Ammiraglio, Granduca Konstantin Nikolaevich, studierà anche l’architettura navale. Consegue ulteriori riconoscimenti e il plauso della critica e nel 1838, dopo avere ottenuto numerosi altri successi, vede sei dei suoi quadri acquistati dallo Zar per le gallerie dell’Accademia Imperiale. Era appena rientrato da un lungo viaggio di lavoro in Crimea, per effettuare il quale aveva ricevuto una borsa di studio. Nel 1839 scriverà ad un amico: “Quanti cambiamenti ha subito la mia visione della natura, quante nuove delizie sono riuscito a conseguire, eppure quanto ancora mi attende che ora sembra nascosto dietro l’orizzonte dorato e che richiede molto tempo per essere raggiunto…”. Quello stesso anno è di nuovo a bordo, questa volta navigando lungo le coste del Caucaso, sotto il comando del Tenente Generale Nikolai Raevsky. Fa amicizia con molti comandanti e ha l’opportunità di seguire da vicino numerose operazioni di sbarco. La presenza del soggetto navale è ormai ben radicata nella sua opera. Nel 1840, ritorna a San Pietroburgo e lo Zar acquista altri due suoi dipinti. In quello stesso anno modifica il cognome elimi- nando l’h iniziale e infatti, a partire dal 1841 si vedranno le sue opere firmate con il nuovo cognome. Nel 1840 si reca all’estero. Visiterà Berlino, Vienna, Trieste, Venezia, Napoli. Qui il Vecci, visitando il suo studio, che si era arricchito di cinque dipinti in un solo mese, scriverà: “…egli dipinge soltanto quando portato dalla sua fervida immaginazione, quando il progetto completo del dipinto è formato nei suoi pensieri, come in un sogno. Solo allora, pienamente fiducioso in ciò che dipinge, lo trasferisce sulla tela…e il quadro è fatto!”
Tra il ’41 e il ’42, il Papa Gregorio XVI acquista un suo quadro, “Chaos”, che è attualmente visibile presso l’Accademia Armena, nell’isola di San Lazzaro, a Venezia. Nel 1842 è ancora a Venezia, ove si sofferma a lungo e visita poi la Svizzera, la Germania, l’Olanda, l’Inghilterra, la Francia. Incontra il pittore Joseph Mallord Wil- liam Turner, che gli dedica un poema e la ballerina italiana Maria Taglioni che si entusiasma anch’essa per le sue opere. Nel 1843 espone al Louvre, incontra molti grandi pittori francesi fra cui Èmile-Jean- Horace Vernet e riceve una medaglia dall’Accademia Reale di Francia. Tutti questi onori, però, pare che lo lascino quasi indifferente. Continua a viaggiare visitando il Portogallo, la Spagna, ancora l’Italia e Malta. Nel 1844 ancora viaggi, Parigi e l’Olanda e poi rientra in Russia in anticipo di due anni sul previsto.
Qui l’attendono nuovi onori: in rapida suc- cessione gli viene conferito l’Ordine di Sant’Anna, il titolo di Artista Ufficiale del Quartier Generale della Marina Russa, con il conseguente diritto di indossare l’uniforme del Ministero della Marina e nello stesso mese di settembre in cui aveva acquisito tale privilegio, viene insignito del titolo di Accademico. Quell’inverno poi, lavorerà su commissione dello Zar su sei dipinti rappresentanti porti e fortezze nel mar Baltico. Il periodo trascorso lontano dalla sua terra gli era fruttato ben cinquanta opere che per la gran parte erano rimaste all’estero. Il 1845 lo vede nuovamente in mare; questa volta con le unità al comando dell’Ammiraglio Fyodor Litke, impegnato in una spedizione verso le coste turche, l’Asia Minore e l’arcipelago greco, e con la flotta del Mar Nero. Resterà particolarmente impressionato dalla bellezza e dalla maestosità di Costantinopoli. Si stabilisce quindi a Teodosia, ove mette su casa, studio e acquista un orto che è per lui fonte continua di delizia. Nel 1846 tiene un’esposizione a Teodosia per celebrare il suo decimo anno di attività professionale e alle celebrazioni parteciperanno anche sei navi da guerra della flotta del Mar Nero. Il compositore Alexander Serov che la visiterà, non potrà fare a meno di esprimere un giudizio entusiastico: “…Non penso possa esserci in Europa un artista in grado di superare Aivazovsky in questo genere di dipinti…”. Quello stesso anno l’artista sarà anche presente alle manovre navali a Peterhof e dipingerà anche il primo grande nucleo di quadri sulla storia della Marina Russa. Il 1847 è contrassegnato oltre che da una grande mostra all’Accademia Imperiale d’Arte, dal susseguirsi di nuovi onori: viene eletto membro dell’Accademia Reale Olandese, poi viene nominato professore di paesaggio marino presso l’Accademia Imperiale d’Arte e gli viene consegnato un diploma che attesta tale titolo e infine l’Assemblea dei Deputati della Tauride inserisce lui e i suoi discendenti nel libro della nobiltà. Nel 1848 dipinge alcuni dei suoi quadri a soggetto navale più belli. Nel suo ripercorrere la storia della Marina Russa, commenta: “Ogni vittoria delle nostre forze, a terra come in mare, mi scalda il cuore come russo; come artista mi porta a desiderare di dipingerla”. Quell’anno allestisce anche la sua prima mostra a Mosca, che avrà uno strepitoso successo di pubblico. Degli undici nuovi dipinti che espone, lo Zar Nicola I ne acquista sei. È questo anche l’anno del suo matrimonio con Julia Greeves, un’inglese figlia di un medico in servizio presso la Marina Russa.. Nel 1849 nasce la sua prima figlia Elena, mentre nel 1851 nasce la seconda, Maria e nel 1852 la terza, Alexandra. Continua a partecipare a mostre e a ricevere riconoscimenti. Nel 1853 viene eletto membro della Società Geografica Russa e dipinge una grande tela in cui viene celebrata la vittoria della flotta del Mar Nero, al comando di Pavel Nakhimov, sulla flotta turca. Fra il 1857 e il 1858 è di nuovo a Parigi, ove dipinge altre venticinque tele, delle quali sette verranno mostrate all’Esposizione Universale.
Per queste, l’anno successivo, sarà il primo artista russo ad essere insignito della “Légion d’honneur”. Nel 1858 nasce anche la sua quarta figlia: Joanne. Fra i molti altri onori, quest’an- no ricordiamo l’Ordine di Mejidiye insi- gnitogli dal Sultano turco, e l’elezione a membro della Società d’Arte moscovita. Ancora onori continueranno ad essergli tributati, in patria come all’estero, ne- gli anni successivi. Nel 1867 apprende con piacere della nomina a vescovo del fratello Gabriel. Continua ad alternare viaggi, pittura, insegnamento. Nel 1869 lo troviamo alla cerimonia inaugurale del Canale di Suez; sarà il primo artista a dipingere il canale. Nel 1870 viene nominato Consigliere di Stato e dipinge, anche questa una prima volta assoluta, degli Icebergs per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’apertura dell’Antartico da parte di navigatori russi. Nel 1874 espone a Firenze e dipinge il proprio autoritratto per la Galleria di Palazzo Pitti (ove tuttora si trova). Successivamente produce parecchie opere in tempi brevi per il sultano turco e nuovamente a San Pietroburgo, allestisce più mostre per beneficenza, una delle quali a favore dei soldati feriti. I dipinti in mostra, in questo caso, rappresentano le operazioni più significative compiute dalla Marina Russa durante la guerra russo-turca del 1877/78. Nel 1878/79 nuovamente in viaggio – in particolare si fermerà lungamente a Francoforte – raccoglie ulteriori riconoscimenti (membro onorario dell’Accademia di Stuttgart, Ordine di Federico). E’ poi ancora in Italia, a Genova e Venezia, per raccogliere materiale sul viaggio di Colombo alla volta del Nuovo Mondo. In quell’occasione, infatti, dipingerà più tele il cui soggetto è la scoperta dell’America. Il 1880 è l’anno in cui aprirà, a Teodosia, la galleria di dipinti da lui concepita e progettata che poi donerà alla città. In quello stesso anno verrà nominato cittadino onorario di Teodosia. Nel 1881 lo troviamo nuovamente a Londra, con una mostra che raccoglierà ancora grande successo di pubblico e di critica. Due quadri qui esposti verranno acquistati dal Principe di Galles. L’anno successivo, dopo essersi risposato, a gennaio, con Anna Nikitichna Sarkisova, espone nuovamente all’Accademia Imperiale d’Arte di San Pietroburgo e a Mosca, ancora per beneficenza. Nel 1885 viene promosso Consigliere Privato, eletto membro dell’Accademia Imperiale d’Arte e allestisce sue mostre a Varsavia e Berlino. L’anno successivo lo Zar Alessandro terzo acquista il suo “Ispezione della flotta del Mar Nero nel 1849”. Nel 1887 continua a esporre e questa volta i destinatari della sua munificenza sono gli allievi dell’Accademia. L’anno successivo, questa stessa Accademia festeggia i cinquant’anni di attività professionale dell’artista nominandolo membro onorario e facendo coniare per l’occasione una medaglia d’oro. Viene anche insignito dell’Ordine di San Vladimiro. Gli anni successivi lo vedono come sempre attivo nel partecipare a mostre in patria e all’estero e nel fare della beneficenza. Fra l’altro, progetterà anche una fontana per la sua città, a cui la donerà; lo Zar vorrà che tale fontana prenda il suo nome. Avendo offerto una delle sue opere più importanti, “L’onda”, allo stato, nel 1892 riceve una nota in cui si dice che “Sua Maestà Imperiale è lieta di accettare e comanda che l’artista sia ringraziato”. Nel 1893 si reca negli Stati Uniti ove tiene mostre in diverse città. Nel 1896 viene pubblicato un album sulla centovente- sima mostra di dipinti di Hovhannes Aivazovsky. Con il passare degli anni gli onori e gli eventi degni di menzione che lo riguardano si infittiscono al punto che è difficile citarli tutti. È utile menzionare, per sottolineare la fama da lui raggiunta, il fatto che il Museo Russo dell’Imperatore Alesando III, che viene inaugurato nel 1898, contenga otto sue opere. Nel 1899, parlando della propria longeva arte, afferma che non si è mai sentito più vitale di allora, di non avere mai dipinto così tanto e con così tanta passione. Purtroppo per i suoi estimatori, però, l’anno dopo, alle due del mattino del 19 aprile viene improvvisamente a mancare. Egli è ora sepolto nella chiesa di San Sarkis, a Teodosia. La sua resta un’opera di riferimento nella storia della pittura di marina di tutte le epoche e di tutto il mondo.
Testo di Gabriele Crepaldi pubblicato sul numero 41 di Arte Navale. Le immagini sono pubblicate su gentile concessione della rivista Arte Navale. E’ fatto divieto per chiunque di riprodurre da mareonline.it qualsiasi immagine se non previa autorizzazione direttamente espressa dall’autore delle immagini al quale spettano tutte le facoltà accordate dalla legge sul diritto d’autore, quali i diritti di utilizzazione economica e quelli morali.
pubblicato il 4 Aprile 2019 da admin | in Quadri | tag: Arte Navale, Gabriele Crepaldi, granduca Konstantin Nikolaevich, Hovhannes Aivazovsky, pittore di marine Philippe Tanneur | commenti: 0